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La nuova edizione della conferenza DAN, che si terrà a Cagliari venerdì 21 giugno nel pomeriggio e sabato 22 per l’intera giornata, negli accoglienti spazi del Hotel Regina Margherita di Cagliari, organizzata da Casa Emmaus Società Cooperativa Sociale di Iglesias.


Casa Emmaus è impegnata da 35 anni nella cura e riabilitazione di persone con dipendenze patologiche, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, patologie psichiatriche di minori e adulti, e nell’accoglienza di richiedenti asilo, attraverso progetti di prima e seconda integrazione.


Casa Emmaus rende possibile un momento formativo, accreditato dai principali ordini professionali (psicologi, assistenti sociali, educatori, medici, giornalisti) con l’obiettivo di favorire l’aggiornamento e la formazione continua non solo dei suoi operatori, ma di tutto il personale che opera in Sardegna.
La Conferenza DAN 2024 sarà dedicata al tema della bulimia. I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione (DAN) sono patologie complesse che si associano in comorbilità ad altri disturbi sia psichici quali disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e della personalità che organici, come il diabete, le patologie cardiache o metaboliche. Il comportamento alimentare è caratterizzato dalla presenza di un’eccessiva preoccupazione per il peso e da un’alterazione dell’immagine corporea che possono condurre ad eccessive restrizioni alimentari o a condotte di eliminazione o compensatorie; in altri casi si manifesta un eccessivo consumo di cibo associato a perdita di controllo. Oggi possiamo affermare con certezza che il peso del paziente e il conseguente BMI non sono i marcatori più utili per fare diagnosi, infatti anche condizioni di normopeso possono associarsi alla presenza di un disturbo alimentare.

L’Anoressia nervosa ha una prevalenza lifetime nella popolazione generale di poco inferiore all’1%, e colpisce sopratutto le giovani donne. Questa forma di disturbo alimentare comprende due sotto categorie; la variate restrittiva è caratterizzata da una importante restrizione alimentare, a volte associata ad un aumento dell’attività motoria associata ad una importante riduzione di peso, mentre la variante binge-purging è caratterizzata da episodici momenti di perdita del controllo con conseguenti comportamenti compensatori alternati a periodi di restrizione e controllo. In entrambe le varianti è presente un’intensa paura di aumentare di peso o di diventare “grassi”, bassi livelli di autostima condizionata in modo radicale dell’andamento del peso corporeo e la tendenza a sottovalutare la pericolosità della propria condizione clinica.

La prevalenza lifetime della Bulimia nervosa è pari all’1,5% della popolazione generale. Si manifesta con ricorrenti episodi di abbuffate caratterizzate dall’ingestione, in un tempo limitato, di una grande quantità di cibo associata ad un senso di disagio e vergogna a cui seguono ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, e livelli di autostima indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.


Il Binge Eating Disorder (BED), o in Italiano Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI), ha una prevalenza lifetime sulla popolazione generale di circa il 3,5%. Si manifesta tipicamente con importanti episodi di eccessivo consumo alimentare accompagnati da una sensazione di perdita di controllo e da una forte componente emotiva di disagio e vergogna.


Il BED come anche la bulimia nervosa sono caratterizzati da episodi di iperfagia: estrema percezione di appetito e conseguente ingestione di una quantità di cibo maggiore rispetto alla norma. Questo fenomeno può avere un carattere transitorio o persistente e, talvolta, può manifestarsi in modo compulsivo. Quando gli episodi di iperfagia non vengano seguiti da comportamenti compensatori di eliminazione, come avviene con il BED, si verifica inevitabilmente un importante incremento del peso che porta questi pazienti a sviluppare altre patologie metaboliche in comorbilità come la sindrome metabolica. Col termine “sindrome metabolica” si intende una combinazione di sintomi legati al sovrappeso o all’obesità che influenzano il rischio d’insorgenza del diabete, di malattie cardiovascolari e tumori. Alla base dell’insorgenza della sindrome metabolica possiamo individuare fattori genetici, ambientali e nutrizionali che possono essere diversamente combinate ma che si accompagnano sempre all’insulino-resistenza: fenomeno caratterizzato dall’ossidazione del recettore per l’insulina che determina conseguentemente, per mantenere la glicemia entro un range di normalità, un incremento della secrezione di insulina significativo. L’iperinsulinemia è responsabile della comparsa di una infiammazione di basso grado che predispone l’organismo alla comparsa di altre patologie e, innescando un circolo vizioso, determina un aumento del grasso viscerale.

L’obesità rappresenta, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo e si va diffondendo con grande velocità oltre il mondo occidentale e con incidenza sempre maggiore tra bambini e adolescenti. L’incidenza dell’Obesità in Italia è pari all’11,5 % con un trend in crescita. Cresce anche il numero di italiani in sovrappeso, passati dal 33,6% del 1999 all’attuale 36,1%. Il dato più allarmante riguarda la diffusione del problema tra i bambini e l’Italia detiene un triste primato: oltre un terzo dei bambini italiani di età compresa tra i sei e i nove anni è infatti in condizioni di sovrappeso o obesità (34,1%).

Dalle ultime ricerche si è rilevato che l’obesità si associa spesso anche a disturbi psicologici legati allo spettro ansioso e alla depressione, è frequente una scarsa autostima, difficoltà a riconoscere e gestire le emozioni, rapporto negativo con l’immagine corporea e disturbo ossessivo-compulsivo. Per tutti questi motivi appare sempre più evidente, per la comunità scientifica, la necessità di integrare l’obesità tra i disturbi del comportamento alimentare e conseguentemente indicare, per questi disturbi, la necessità che la terapia divenga multidisciplinare.


I team multidisciplinare è costituito di norma da psicologi, medici, nutrizionisti, psichiatri e all’occorrenza possono essere coinvolte anche altre figure professionali come i tecnici della riabilitazione psichiatrica, psicomotricisti, educatori, dietisti, fisioterapisti ecc. Gli psicologi svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento dei disturbi alimentari sia per i pazienti che per le loro famiglie. I medici (internisti, psichiatri, dietologi, cardiologi, endocrinologi) sono responsabili degli aspetti clinici e sono chiamati a mettere in essere tutti gli interventi preventivi, di indagine, diagnosi e cura per tutelare la salute dei pazienti. Risulta poi di fondamentale importanza che gli aspetti nutrizionali vengano trattati dai professionisti formati nella cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. E’ provato scientificamente che la cura più efficace dei DAN è quella fornita da un team multidisciplinare di professionisti specializzati che lavorano in modo transdisciplinare utilizzando un linguaggio comune e condiviso.

La complessità della cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rende necessario fornire un approccio terapeutico di intensità proporzionato alla gravità del singolo caso clinico; esistono infatti più livelli di cura distinti in ambulatoriali, comunitari e ospedalieri. Gli ambulatori, pubblici e privati, sono diffusi in tutto il territorio italiano e permettono al paziente affetto da un DAN di seguire un percorso di cura multidisciplinare pur continuando a vivere nel proprio contesto familiare e frequentando i propri ambienti abituali; così è possibile proseguire la scuola o l’università, svolgere un’attività lavorativa, condividere la quotidianità con i propri familiari. Quando il percorso ambulatoriale risulta inefficace o le condizioni cliniche e psicologiche del paziente richiedono un livello assistenziale più intensivo i pazienti possono essere inseriti in un percorso comunitario. Nelle comunità residenziali per la cura dei DAN è possibile ricevere un’assistenza più assidua e intensa rispetto all’ambulatorio ed è possibile, attraverso la costruzione di legami significativi con i terapeuti e con gli altri ospiti della struttura, affrontare il percorso di cura in modo più efficace e costruttivo. Infine, quando le condizioni cliniche dei pazienti sono talmente complicate da richiedere un livello di intensità assistenziale ancora più elevato con un ricovero in ospedale, è possibile rivolgersi ai reparti specializzati nella cura dei DAN dove l’approccio multidisciplinare e l’attenzione alla cura del disturbo alimentare non sono mai secondari ai processi di cura più prettamente clinici. Il ricovero ospedaliero è orientato alla stabilizzazione del quadro clinico affinché i pazienti possano essere riammessi ad un percorso di cura meno intensivo (comunità o ambulatorio).

La complessità di queste patologie rende essenziale che l’intervento terapeutico da parte dell’equipe multidisciplinare sia strutturato il più precocemente possibile; diventa quindi fondamentale da un lato sensibilizzare i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta, poiché per primi entrano i contatto con la sofferenza dei loro pazienti, e dall’altro incentivare i momenti di condivisione e crescita per tutte le professioni sanitarie attraverso corsi, congressi e periodici percorsi di aggiornamento.